La Guida all’archeologia industriale della Toscana, redatta da Giuseppe Guanci ed edita da Nte, vuole essere uno strumento per un turismo alternativo, basato su luoghi ricchi di fascino, spesso trascurati, come quelli della produzione; per questo ha trovato l’approvazione di Regione e Toscana Promozione. “Vogliamo far scoprire una Toscana diversa, fuori dagli stereotipi – ha detto l’assessore regionale alla cultura e al turismo Cristina Scaletti, intervenendo alla conferenza stampa in cui la guida è stata presentata -. Una terra dove è sempre stato il lavoro lo strumento di rapporto con il territorio, un tempo come oggi”.
Attraverso un’articolazione per province, viene proposto un quadro della storia produttiva della regione che, attraverso gli oltre 150 siti censiti e le 46 strutture musealizzate, offre una panoramica talvolta sconosciuta anche agli addetti ai lavori, completata da quasi 100 strutture ricettive e commerciali, realizzate all’interno di ex edifici produttivi. “Volendo realizzare una guida, la prima del genere in Italia, e non un lavoro accademico – ha sottolineato l’autore – è stato proprio il criterio della contiguità a guidare la scelta delle strutture di accoglienza, stante il fatto che anche per me era la prima volta che mi trovavo a lavorare con spirito turistico”.
Guanci, uno dei maggiori conoscitori dei siti di interesse archeo-industriale della penisola, oltre a fare una ricognizione dettagliata dei manufatti ancora oggi osservabili racconta la storia delle infrastrutture, delle aziende e della macchine che facevano parte del patrimonio industriale toscano; e che le trasformazioni urbanistiche ed economiche intervenute nell’ultimo
cinquantennio hanno cancellato dal panorama urbano di vaste aree. “Questo lavoro avvia la ricerca di un vero e proprio nuovo itinerario regionale – ha sottolineato Alberto Peruzzini, direttore del settore Turismo di Toscana Promozione -. Puntiamo su turismi esperenziali e motivazionali, e abbiamo già verificato numeri importanti di possibili risposte nel settore archeo-industriale in Inghilterra e Germania”.
Per aiutare in questo lavoro di ricostruzione, in cui confluiscono la storia dell’architettura, la storia economica e la storia sociale – perché la storia delle fabbriche è innanzitutto la storia di chi ci ha lavorato – l’autore propone una ricchissima raccolta iconografica composta da foto d’epoca e tantissimi scorci recenti . Ne viene fuori un grande affresco in cui spiccano le cartiere di Lucca e di Pescia, le cave di Marmo delle Apuane, le gualchiere e i mulini disseminati tra il Bisenzio e l’Arno, le ferriere di Colle Val d’Elsa e della Montagna Pistoiese, i siti estrattivi di Cavriglia, delle Colline Metallifere e dell’Isola d’Elba, le miniere dell’Amiata e i soffioni di Larderello, gli stabilimenti della Piaggio di Pontedera e quelli del vetro di Empoli e della Valdelsa.
“Un viaggio affascinante alla scoperta delle “cattedrali dell’industria, vanto della Toscana che produce – ha sottoilineato il consigliere regionale Paolo Bambagioni – che mi ha spinto a sostenere fin dal primo momento il progetto di Guanci e dell’editore”.