Il 2014 può essere l’anno della ripresa economica per l’Italia se il sistema bancario fornirà credito alle imprese che intendono investire ed a quelle sane messe a rischio dalla crisi di liquidità. Sulle banche italiane però gravano vincoli europei che il deterioramento dell’economia nazionale e la svalutazione dei Titoli di Stato, detenuti nei loro portafogli, rendono pesantissimi. Il Governo ha il dovere di tutelare le banche (non i banchieri) dagli eccessi di regolamentazione europei per salvaguardare il risparmio e metterlo a disposizione del finanziamento del sistema produttivo e delle famiglie. La stabilizzazione del Monte dei Paschi non è più da tempo una questione solo senese ed accusare la nostra comunità di provincialismo o di ingerenza nella gestione della banca è il riflesso della cattiva coscienza di un Paese che non è riuscito a tutelare uno dei meccanismi più delicati del corretto funzionamento delle economie moderne, ovvero il sistema bancario, lasciando che fosse preda della speculazione finanziaria.
Ben vengano le inchieste giudiziarie sulle responsabilità penali, ma noi andremo avanti comunque sulle azioni di responsabilità economica. La classe dirigente locale che ha governato negli anni scorsi ha la gravissima responsabilità di aver scelto persone rivelatesi non idonee per guidare MPS e Fondazione, accomunate da smisurate ambizioni e sostanziale incompetenza. Quelle stesse persone sono state osannate da molti opinion leaders nazionali ed autorizzate nei fatti e nella forma dal sistema di vigilanza costituito da Ministero del Tesoro, Consob e Banca d’Italia. Le grandi operazioni fatte in passato sono state apprezzate sia da esponenti del centrodestra che del centrosinistra, dalla classe dirigente locale e nazionale, dall’establishment economico e bancario che approvò con lode l’acquisto di Antonveneta.
Il 20 giugno del 2012, un mese dopo il blitz della Finanza a Rocca Salimbeni, Mussari (non più presidente di Mps) fu riconfermato alla presidenza del’Abi, grazie al cambio di Statuto. Le colpe senesi sono state quelle di non aver compreso per tempo ciò che stava accadendo e il danno incalcolabile che veniva inferto alla propria comunità: ci siamo risvegliati da un lungo sonno indotto da una ricchezza artificiale frutto di alchimie finanziarie. Oggi abbiamo tenuto fuori la politica dalle nomine in Fondazione, la cui guida è stata affidata ad un’imprenditrice non senese, vicepresidente nazionale di Confindustria, che ha semplicemente difeso il suo ruolo senza penalizzare il futuro di Banca MPS. Infatti con l’approvazione dell’aumento di capitale la Fondazione ha certificato la sua drastica discesa nel capitale azionario, non essendo in grado di parteciparvi, ed ha dato il via libera alla ristrutturazione commerciale della banca, che i dipendenti reclamano da tempo. Del resto le istituzioni senesi avevano già dato un segnale chiaro in estate con il via libera all’abolizione del limite del 4%. Le pagelle ai dirigenti di MPS non le dà il Sindaco di Siena bensì il mercato, e cioè il giudizio dei clienti e degli azionisti. La forza di MPS è la sua storia, intrisa di tradizione ed innovazione, e quando ce ne siamo allontanati omologandoci agli altri in operazioni di acquisizioni e di mera speculazione l’abbiamo pagato duramente. Da quando sono sindaco non è partita alcuna sollecitazione verso il management di Banca MPS sulla gestione interna, sugli incarichi o sulle nomine nelle società controllate. La politica e le istituzioni locali non interferiscono ma vigilano, anche perché vediamo troppi intrecci di interessi fra finanza, mass media, politica nazionale, che non hanno mai gradito la storia straordinaria di Siena e della sua banca; storia che non potrà essere mai più come prima, in gran parte per colpa nostra ma che vogliamo rilanciare nella sua diversità positiva che l’aveva resa grande ed affidabile.
A chi parla non correttamente di banca “tecnicamente fallita”, invece, faccio notare che è proprio lo Stato Italiano ad aver onorato in questi anni il proprio immane debito con altro debito, cioè emettendo talmente tanti Titoli del Debito Pubblico che l’Europa li ha dovuti svalutare mettendo in difficoltà il Monte dei Paschi che ne ha acquistati per circa 25 miliardi (costringendolo inoltre a farsi prestare dal Governo 4 miliardi di euro ad un tasso di interesse più che doppio rispetto a quello che riscuote dai BTP detenuti ). La tutela dei contribuenti italiani è già garantita da questo spread oltremodo penalizzante per MPS e sarà completata con il prossimo aumento di capitale, che sono convinto troverà grande interesse all’interno ed all’esterno dell’Italia, poiché può essere importante che arrivino capitali stranieri, naturalmente con un vigile controllo delle autorità preposte così da evitare intenti solo speculativi. Approfitto per precisare che non ho mai parlato specificamente di investitori cinesi e che Siena è ben lieta di aprirsi a partner esteri in tutti i campi senza però permettere che si approfitti della crisi italiana per svendere il nostro patrimonio a prezzi di saldo. Per il futuro di MPS io non rivolgo suppliche a nessuno, mentre auspico che si ricostituisca quella unità di intenti fra proprietà e management, ma anche fra direzione della banca, dipendenti e sindacati, chiedendo a tutti che ci si riconosca con lealtà in un medesimo progetto. Chi dirige la Fondazione MPS ha davanti a sé il compito di dimostrare che il posticipo dell’aumento di capitale è servito davvero a mettere in sicurezza la propria autonomia patrimoniale ed a sistemare l’indebitamento in modo migliore di quanto si sarebbe potuto fare a fine 2013. Chi dirige la Banca deve cessare ogni polemica personalistica e controproducente, allineandosi alle direttive della proprietà, dedicandosi integralmente al rilancio commerciale, valorizzando le migliori professionalità interne ed evitando che MPS diventi solo un supermercato di prodotti confezionati da altri.
Bruno Valentini – sindaco di Siena