«Grazie anche al pessimo esempio dato da chi ci governa, la politica è oggi il principale imputato per la crisi. Ma per uscirne non basterà punire i politici amorali e spreconi. Il travaglio di gran parte delle economie occidentali, esasperato da un indebitamento insopportabile, coincide con la fine di un modello di sviluppo che il resto del mondo non è più disponibile a mantenere. In questo contesto, il declino italiano è accentuato dall’improduttività di buona parte della pubblica amministrazione e dall’illegalità diffusa, aggravati da un Governo concentrato sulla difesa di interessi ristretti».
Commenta così Bruno Valentini, sindaco di Monteriggioni, la situazione economica attuale cercando di dettare alcune possibilità di uscita dalla crisi e di riemersione da debito pubblico.
«Sui banchi di scuola abbiamo imparato che la società dovrebbe funzionare poggiando su un contratto collettivo che scambia tasse con servizi, avvicinando tendenzialmente le classi. Purtroppo non è così, a causa dell’inefficienza dello Stato, di una mostruosa evasione fiscale e di tanti privilegi. Tuttavia, anche se riuscissimo a recuperare l’economia sommersa ed a colpire la rendita ed i grandi patrimoni, se vogliamo sopravvivere in un mondo globalizzato e competitivo (evitando di farci comprare dai capitalisti di stato cinesi) non abbiamo altra strada che ridurre progressivamente la pressione fiscale ed in particolare sul lavoro e sulla produzione. E ciò significa una cosa sola: lo Stato deve costare meno. Dovremo misurare la produttività di ogni Ente pubblico, Comuni compresi».
«Ad esempio arrivando rapidamente all’equilibrio fra spese ed entrate correnti ed anche programmando opere pubbliche da vagliare guardando ai successivi costi di mantenimento. Ogni associazione di servizi fra Enti dovrà consentire obbligatoriamente di risparmiare. I servizi pubblici gestiti mediante società partecipate sempre più grandi e lontane non dovranno sfuggire al controllo dal basso dei sindaci che rappresentano i cittadini. Le Province dovrebbero caratterizzarsi come organi di servizio e coordinamento dei Comuni, più che come soggetti autonomi, supportando i processi decisionali che coinvolgono territori più vasti del singolo Comune».