Influencer e deficenter

Il termine influencer è un neologismo, inserito nella Traccani nel 2017, che indica un “personaggio di successo, popolare nei social network e in generale molto seguìto dai media, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico”.

Gli influencer hanno conquistato il cuore di chi naviga (e spesso naufraga) in internet, offrendo uno sguardo nel loro mondo attraverso piattaforme social. La loro abilità nel trasformare la quotidianità in esperienze accattivanti e la capacità di costruire una community online hanno contribuito al loro successo straordinario.

Piacciano o no (a me no), stiamo vivendo l’era degli influencer. Questo fenomeno esiste in quanto esistono milioni di giovani che guardano a questi personaggi come modelli di vita. Se da un lato il successo degli influencer può essere attribuito alle loro abilità nel creare contenuti coinvolgenti e nell’instaurare connessioni virtuali con il pubblico, dall’altro sorge una questione critica: quanto influiscono questi modelli sulla percezione di sé e degli altri? L’influenza dell’influencer non si limita al mondo virtuale.

Gli influencer modellano tendenze di moda, stili di vita e abitudini alimentari. Se da un lato questa influenza può portare a nuove scoperte, dall’altro può anche generare competizioni malsane e promuovere standard irrealistici. Uno dei principali rischi legati agli influencer è la mancanza di autenticità. Molti di loro presentano una versione idealizzata della loro vita, creando aspettative irrealistiche tra i loro seguaci.

Questa distorta percezione della realtà può influenzare negativamente l’autostima e la salute mentale dei giovani. La domanda sorge spontanea: gli influencer dovrebbero assumersi la responsabilità per l’influenza che esercitano? In molti casi, la risposta è sì. Poiché diventano modelli, la responsabilità di trasmettere messaggi eticamente corretti diventa fondamentale. E’ importante che gli influencer riflettano sulla portata delle loro azioni e parole.

Goethe sosteneva che l’essere umano è volto alla ricerca di senso. Ma qual è oggi il senso? Il denaro? La tecnologia? Ottenere il massimo con il minimo? La maggior parte dei più noti influencer trasmette proprio questo. Tutto ciò che dovrebbe essere un mezzo, come il denaro, come la tecnologia, sembra essere diventato un fine.

Quando i mezzi diventano fini, i fini stessi e i valori perdono di senso. La soluzione a questa complessa questione potrebbe risiedere nell’educazione digitale e alla gestione delle emozioni. Insegnare ai giovani a sviluppare un senso critico nei confronti delle informazioni online è cruciale, tanto quanto trasmettere loro come poter cavalcare i propri moti interiori. Tali azioni pedagogiche potrebbero aiutare a discernere tra contenuti autentici e distorti, fornendo strumenti per navigare in modo consapevole attraverso il vasto mondo degli influencer, evitando di diventare “deficenters”.

Mentre gli influencer, non so a quale titolo sennonché per fini commerciali, continuano a plasmare la cultura contemporanea, è imperativo che riflettiamo sulle implicazioni di questo fenomeno. Essere protagonisti della propria esistenza, a differenza di scimmiottare ciò che l’influencer di turno suggerisce, richiede una combinazione di responsabilità individuale, obiettivi e passioni da perseguire e consapevolezza della propria autenticità.

Per realizzare ciò occorre un approccio educativo che possa guidare i giovani alla riscoperta dei valori e nella comprensione critica di ciò che vedono online. Solo attraverso l’individuazione di sani modelli di riferimento possiamo sperare di mitigare i potenziali danni derivanti da una cieca adorazione degli influencer che non fa altro rendere i followers veri propri deficenter.

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta e Ricercatore del Centro di Terapia Strategica
www.jacopogrisolaghi.com
IG @dr.jacopo.grisolaghi