Si dice sorpresa e amareggiata il sindaco di Chiusdino Luciana Bartaletti alla notizia del sequestro effettuato dalla Dia, nel territorio comunale da lei amministrato, di un podere con fabbricati rurali e 350 ettari di terreno per un valore complessivo di 5 milioni di euro. L’accusa, mossa nei confronti di due imprenditori di origini calabresi che da alcuni anni vivono in Toscana, è quella di avere legami con la ‘ndrangheta. “Niente faceva presagire qualcosa di simile – commenta il sindaco Bartaletti. – Tra l’altro si tratta di immobili fatiscenti che sono in condizioni assolutamente precarie. Io non conosco i proprietari della struttura, non ho mai avuto contatti con loro. Faccio un plauso alla Dia, perché l’operazione è stata condotta in maniera totalmente riservata. Io non mi ero accorta di niente, ho avuto la notizia questa mattina a cose fatte”.
“Provo sconcerto – aggiunge il primo cittadino, – poi vedremo quelli che saranno gli sviluppi della vicenda. Credo comunque che si debba tutti alzare la guardia. Una volta dicevamo che le mafie erano localizzate geograficamente in alcune aree, adesso invece vediamo da anni che ci sono operazioni e investimenti in varie parti d’Italia e anche all’estero. Sto passando una brutta giornata, una delle più brutte da quando sono sindaco. A Chiusdino siamo persone sane, siamo lavoratori, non siamo abituati a vicende di questo tipo. Mi sento come si avessero trafitto nel cuore con la spada nella roccia (il riferimento è all’abbazia di San Galgano, ndr). Sono veramente dispiaciuta perché una vicenda certamente non bella è avvenuta nel mio territorio”.
Arrivano altri commenti e dichiarazioni. Parlano Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, e Renato Scalia dell’ufficio di presidenza del medesimo ente: “Alla ‘ndrangheta piace la Toscana. A distanza di una settimana è stata effettuata un’altra brillante operazione da parte della Dia insieme alla squadra mobile della Polizia di Firenze. E’ stato effettuato un sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Firenze nei confronti di due imprenditori del settore agricolo, di origini calabresi, provenienti dalle province di Catanzaro e Crotone, ma da anni trapiantati in Toscana. Dall’operazione di oggi emerge che la cosca calabrese del ‘Grande Aracri’ era presente dal 2007 a Chiusdino in provincia di Siena; che il fondo agricolo in questione è molto grande, ben 350 ettari ed il valore del sequestro è pari a 5 milioni di euro e che l’agricoltura piace alla ‘ndrangheta. Il danno che i clan possono apportare alla nostra ricca regione è altissimo e pertanto non possiamo che rilanciare l’allarme: occhio Toscana! Corri il rischio di essere divorata dalla mafia”.
Gennaro Groppa