
Prove di resurrezione e moto di orgoglio per la più antica banca del mondo: la notizia dell’ops di Banca Monte dei Paschi nei confronti di Mediobanca riporta entusiasmo a Siena dopo anni bui. E’ solo un primo passo, ma è stato fatto e – citando Sergio Marchionne (e il vice direttore generale BMps, Maurizio Bai – “il futuro non è un posto dove stiamo andando, ma un’idea che stiamo costruendo”. Il percorso è ancora lungo e sarà anche complesso, non bastano i tre giorni necessari all’uovo dell’uccello di fuoco per emergere dalle proprie ceneri ma il fuoco c’è, divampa, prende forza. E il fuoco lo fornisce Luigi “Efesto” Lovaglio.
L’operazione è destinata a cambiare il volto del sistema bancario italiano: Monte dei Paschi tenta la scalata di Mediobanca. E lo fa lanciando un’offerta pubblica di scambio totalitaria dal valore di 13,3 miliardi di euro.
A Rocca Salimbeni giudicano la mossa come propedeutica a “creare un nuovo campione nazionale nel settore”, mentre l’amministratore delegato Luigi Lovaglio rivela agli analisti di lavorare al dossier dalla fine del 2022 e di averlo già illustrato al Ministero.
Lovaglio parla di un’ “offerta amichevole’ con l’obiettivo di ‘unire le forze’ ” dei due istituti.
“Vogliamo fare – ha detto ancora – un’offerta attrattiva perché crediamo che assumere controllo di Mediobanca sia cruciale per il nostro futuro. Saremo i numero 3 in Italia, dando un grande potere all’organizzazione, con una strategia ben definita”.
Di diversa opinione invece Mediobanca: a Piazzetta Cuccia si bolla l’operazione come “non concordata” e dunque “ostile”. Per dare seguito alle sue intenzioni, per il 17 aprile il Monte dei Paschi ha convocato un’assemblea per varare l’aumento di capitale.
L’assalto tentato da Mps si intreccia ad altre partite del risiko finanziario italiano. Come quella di Generali, che è detenuta al 13% da Mediobanca. Il 16% della ‘torta’ societaria della compagnia assicurativa è posseduta poi da Francesco Gaetano Caltagirone e dal gruppo Delfin di Del Vecchio.
Ora sia Caltagirone che Delvecchio possiedono quote ‘significative’ di Mps e Mediobanca per cui, in questo gioco di intrecci, gli effetti di questa offerta pubblica di scambio si farebbero sentire anche per il “Leone di Trieste”.
Reazioni a caldo arrivano da tutto il Paese A livello locale si fanno sentire in cinque. Il sindaco Nicoletta Fabio, che sottolinea come l’operazione sia un “ulteriore segnale di salute” di Monte dei Paschi.
Soddisfazione è espressa anche a palazzo Sansedoni, con la Fondazione che in una nota evidenzia come il passo in avanti della Banca “sia di grande interesse per la città”.
Le sigle sindacali dell’Istituto, dopo aver incontrato Lovaglio, ricordano che l’ops dovrà evolversi con il rispetto di alcuni capisaldi, come la tutela delle condizioni contrattuali e professionali dei lavoratori.
“L’offerta dovrà andare avanti nel pieno rispetto del radicamento del territorio e della salvaguardia del marchio”: il monito del presidente della provincia Agnese Carletti.
“L’operazione non si fonda su logiche speculativo finanziarie, ma ha un carattere industriale – dice il parlamentare di Fdi Francesco Michelotti -, dato dall’aggregazione e dall’integrazione di servizi tra due poli che garantiscono diversificazione, di fatto un valore aggiunto per i clienti e le utenze. Nessuna filiale sarà chiusa, non ci saranno sovrapposizioni e non ci sarà alcun impatto sociale, come ha sottolineato l’ad di Mps Luigi Lovaglio”.
Katiuscia Vaselli
Marco Crimi