Il Montepaschi disinnesca la mina Santorini e Piazza Affari approva (+4,53% a 0,1615 euro). Nonostante in bilancio andrà un’altra maxi-perdita da quasi 200 milioni (194 mln), l’accordo siglato con Deutsche Bank permette alla banca senese di fare ulteriore pulizia nei conti e di mettere parola fine alla causa civile aperta col colosso tedesco. Con questo accordo, inoltre, il Monte ottiene una significativa riduzione del portafoglio finanza, che scende di altri 2 miliardi dai 37 di fine settembre. Un passo in avanti che va peraltro nella direzione del piano di ristrutturazione concordato con la Commissione europea che tra i vari paletti imposti prevedeva il de-risking del portafoglio, oltre all’atteso aumento di capitale da 3 miliardi necessario a rimborsare il 70% degli aiuti di Stato (Monti Bond). La transazione, chiusa con un esborso complessivo di 525 milioni, ha permesso alla banca un risparmio di 221 milioni rispetto a quanto previsto dalla chiusura anticipata del contratto. Sotto il profilo della liquidità, inoltre, l’effetto positivo complessivo ammonta a 173 milioni. Dal canto suo, il colosso di Francoforte ha salutato con favore la transazione perché “pone fine al contenzioso” e “ripristina i rapporti di collaborazione” tra le due banche. Santorini, operazione su Btp al 2031 del valore di 2 miliardi finanziato con un Long term repo e uno swap a copertura del rischio sul tasso d’interesse, era stata firmata tra il dicembre 2008 e luglio 2009 durante la gestione dell’ex direttore generale Antonio Vigni, gia’ indagato dalla magistratura senese, e su cui pende ancora l’azione di responsabilita’ avanzata dalla banca e approvata dalla Fondazione Mps, primo azionista dell’istituto. Quello con Deutsche Bank è soltanto uno dei principali prodotti strutturati al centro dello scandalo derivati su cui la magistratura di Siena sta indagando insieme all’onerosa acquisizione di Antonveneta. Tra le altre operazioni di finanza strutturata ancora in pancia alla banca si ricordano Alexandria, derivato siglato con i giapponesi di Nomura e per cui resta in piedi la causa civile, e Nota Italia sottoscritta nel 2006 con JP Morgan. Restando sempre nell’orbita senese sono proseguiti anche oggi i contatti tra fondazioni bancarie per valutare l’eventuale soccorso in favore di Palazzo Sansedoni, ente che è rimasto ormai senza i mezzi per seguire la ricapitalizzazione imposta dall’Ue. In campo per studiare l’intervento sarebbero scese la Cariplo di Giuseppe Guzzetti e la Fondazione Cariverona di Paolo Biasi che però sembrerebbero piuttosto restie a scambiare le proprie azioni (in Intesa Sanpaolo e UniCredit) con quelle del Montepaschi. Una soluzione, sotto la regia del Tesoro di Fabrizio Saccomanni, sarebbe necessaria entro il 27 dicembre, in modo da uscire dall’impasse nel giorno dell’assemblea per il varo dell’aumento. Operazione che, sulla base delle condizioni attuali, slitterà al secondo trimestre come richiesto dal presidente Antonella Mansi.