In merito alla previsione di accorpamento delle Province toscane siamo di fronte ad ipotesi, le più diverse, che rischia di essere fuorviante rispetto alle necessità concrete di cittadini ed imprese. Il DL governativo stabilisce infatti parametri chiari sui quali, in invarianza della norma, è necessario ragionare valutando oggettivamente sulle soluzioni più omogenee e funzionali rispetto agli obiettivi di beneficio collettivo, efficienza amministrativa e risparmio di costi. A parere di Confindustria Siena, l’accorpamento più rispondente alla composizione ed alle esigenze del tessuto economico resta quello fra i territori di Arezzo, Siena e Grosseto, peraltro già interessati da processi di integrazione e coordinamento interprovinciale in attività e servizi di pubblico interesse quali, ad es. infrastrutture, università, ciclo dei rifiuti, trasporto pubblico, energia, dogane, controlli ambientali, ecc.
Caratteristiche e vocazioni certo non uguali ma che mostrano elementi di complementarietà che devono essere visti come un arricchimento sinergico del tessuto economico e tali da rafforzare l’azione della “nuova entità amministrativa” in termini di sviluppo e di maggior peso specifico unitario a livello regionale e nazionale.
E’ infatti su questa convinzione che le Associazioni Industriali di Arezzo, Siena e Grosseto hanno da tempo avviato un processo di vera “integrazione”, destinato comunque a proseguire.
Questi sono i motivi per i quali Confindustria Siena rivolge un invito a tutti i portatori di interessi, ed in particolare alle Amministrazioni Pubbliche, perché questa fase di necessario cambiamento venga “governata” con responsabilità e scevra da suggestioni campanilistiche, evitando scontri sterili sul Capoluogo a favore di valutazioni serie sulle funzioni delegate e sui potenziali benefici collettivi che sono il vero tema da declinare in termini di garanzie di accessibilità a servizi che siano migliori, più efficienti e a minor costo grazie alla maggiore massa critica; di una macchina amministrativa più efficace per i ridotti passaggi autorizzativi che scoraggiano alla fine chiunque abbia voglia di investire. Se così non sarà e si continueranno ad affrontare i problemi dalla coda e non dalla testa difendendo il particolare rispetto al generale, saremo di fronte all’ennesima occasione persa di avviare un primo cambiamento nel rapporto fra la Pubblica Amministrazione, Cittadini e Imprese a tutto discapito di questi ultimi.