“L’arrogante risposta della Fondazione a quanto ho rilevato appena due giorni fa è l’ulteriore prova della mancata trasparenza e del mancato coinvolgimento che hanno caratterizzato il processo di modifica statutaria”.
Nei giorni scorsi, Eugenio Neri aveva sollevato dubbi sull’operato dei vertici della Fondazione per quanto concerne l’invio delle lettere agli enti nominanti. Lettere previste dallo statuto, attraverso le quali Palazzo Sansedoni invita gli enti nominanti a presentare i nominativi della deputazione. Alla questione sollevata da Neri hanno risposto i vertici della Fondazione, citando la norma transitoria approvata dalla Deputazione Generale il 1 marzo 2013, ed approvata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze l’8 marzo 2013. “Una norma che prevede un mese di slittamento rispetto ai tempi previsti dallo statuto esistente per la richiesta dei nominativi agli enti competenti – prosegue Neri – Slittamento finalizzato a consentire un’adeguata consultazione sulle ipotesi di revisione dello statuto. I vertici della Fondazione si appellano quindi ad una dilazione di trenta giorni per giustificare una modifica statutaria condotta in tutta fretta, in assenza di un rappresentante democraticamente eletto dai senesi. Vista l’importanza della variazione statutaria, necessitava sicuramente di una maggiore divulgazione proprio per scongiurare ciò che è accaduto: mancanza di condivisione e di coinvolgimento della città e dei cittadini”. Una vicenda, quella della disputa sulle lettere agli enti nominanti, che per Eugenio Neri “è una delle testimonianze più significative riguardo al comportamento di Palazzo Sansedoni. Un comportamento che porta Siena ad essere sempre informata a posteriori riguardo alle scelte, o alle mancate prese di posizione, che stanno consentendo la distruzione del legame tra Banca e città. Perché il presidente Mancini e gli altri deputati non rispondono a questa domanda: avete rispettato lo statuto che vi imponeva di non indebitare la Fondazione oltre il 20% del suo patrimonio? Prima il presidente Mancini ha dato il via libera all’operazione Antonveneta. Oggi concede carta bianca al presidente Profumo per la ricerca del nuovo socio della Banca. In questo modo, Palazzo Sansedoni viene nuovamente meno al suo ruolo di azionista di riferimento. Un ruolo che imporrebbe alla stessa Fondazione la ricerca di un socio adatto per rilanciare la banca e tutelare le esigenze del territorio,dei lavoratori e dei clienti”. Eugenio Neri conclude poi il suo intervento rilevando “il curioso tono delle parole del comunicato della Fondazione, che si rivolge al sottoscritto quasi fosse un interlocutore politico. Non è un aspetto da tralasciare, poiché il presidente Mancini sembra rispondere a logiche tutte politiche. Del resto è un iscritto al PD”.