“Non abbandonate i pastori e le loro pecore a un triste destino, i nostri animali, insieme ai cinghiali, ai caprioli, alle lepri e ai lupi, possono convivere solo se il loro numero viene contenuto e controllato spesso”. È il grido di allarme di Fiammetta Corbeddu, agricoltore Coldiretti Siena che, nella sua azienda agricola, la Corbeddu Santino e Pasqualino di Castelnuovo Berardenga, ha subito l’ennesima aggressione di lupi. Cinque le pecore del gregge assalite mentre pascolavano nelle campagne di Monteaperti. Alla signora Corbeddu non interessa sapere se si tratta di lupi o cani incrociati, questione su cui sono in corso ricerche sul Dna, ma, come tutti gli altri pastori di Coldiretti Siena, che in questi anni hanno denunciato le stragi di pecore e agnelli, chiede di riportare la popolazione degli ungulati e dei lupi o cani inselvatichiti ad un livello di sostenibilità e aree idonee all’interramento delle carcasse per interrompere il circolo vizioso per l’allevatore, di subire oltre alla perdita dell’animale e quindi di produttività, anche il costo per lo smaltimento che talvolta arriva addirittura a superare il valore dell’animale vivo. “Non pensiamo solo alla pastorizia ma all’agricoltura senese nel suo complesso, il problema, nella nostra provincia, non è soltanto quello dei lupi ma anche quello degli ungulati che danneggiano coltivazioni come la vite – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – il numero di questi animali selvatici è cresciuto enormemente negli ultimi anni, mettendo in crisi gli equilibri faunistici e la biodiversità. Per questo crediamo che sia un errore posticipare di quindici giorni l’inizio della caccia di selezione, in particolare al capriolo, al 15 agosto. Due settimane in meno comporteranno inevitabilmente una drastica riduzione e, soprattutto, una grandissima difficoltà di completare i piani di prelievo”. Coldiretti Siena, oltre allo slittamento del periodo di caccia, critica anche “i piani di prelievo approvati da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono sottostimati – continua Ligas – rispetto all’effettiva presenza di ungulati e all’obbiettivo di mantenere densità ottimali. Chiediamo il contenimento degli animali, ma anche attenzione da parte della politica e degli amministratori locali per continuare a svolgere il lavoro agricolo che con le sue produzioni rende il Senese famoso nel mondo”. Come sottolinea la signora Corbeddu: “è veramente triste e frustrante scontrarsi con enti e amministrazioni insensibili davanti al diritto di pascolare i nostri campi (come normativa sul benessere animale prevede) e mantenere le dolci colline. Se le stragi di pecore continueranno – conclude Corbeddu – saremo costretti ad adottare l’allevamento intensivo con stalla fissa per i nostri animali causando magari ben altri impatti ambientali”.